gianninowar ha scritto:"O' paraostiello (o paraustiello)" (scusa molto argomentata,
convenevole, chiacchiera, cerimoniale):
durante la dominazione spagnola quando un signorotto passava per un
vicolo stretto chi lo incrociava era obbligato a lasciargli la strada
inchinandosi e pronunciando la frase "para usted" (Per Voi), da
lì...."paraustiello"
in pratica utente Pervoi , lo potremmo chiamare anche paraustiello
La storia dei cocchieri che si fronteggiano a colpi di parausted è fantastica, io ne ho trovate un'altro paio ma non sono all'altezza:
"Addò vai a parà cu 'sti paraustielli ?!"
La spiegazione di questa frase potrebbe essere più semplice di quanto si possa pensare. Paraustiello dovrebbe essere il diminutivo del calco napoletano della parola paragone (paraòne, paravone), come da gallo viene 'u "uallo" o 'u "vallo".
Da paragone, il napoletano "paravone"; e da questo, "paravustiello" o "paraustiello".
Parare lo si usa come "parare una trappola" (a buon intenditor, poche parole...), "parare una rete".
Qui c'è niente da aggiungere. E' una parola latina rimasta tale e quale nell'uso della lingua napoletana; e corrisponde all'italiano "preparare".
L'italiano ha selezionato la forma col prefisso al posto di quella radicale del napoletano.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Paraustiello:
Argomentazione suggestiva ma infondata, teoria per nulla convincente messa in piedi al solo scopo di voler persuadere l’altra parte. Probabile derivazione è dal greco paràstasis ossia esposizione, dimostrazione atta a far comprendere. Dallo stesso vocabolo greco potrebbero derivare i “parausti” che dialettalmente indicano i singoli assi dei cancelli in legno che nel loro insieme servono a sostenere il cancello stesso.
p.s. NON SONO L'UTENTE PER VOI IN TRASFERTA IBERICA!!!