Processo ultrà-’ndrangheta, pm chiede 110 anni di condanne

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Processo ultrà-’ndrangheta, pm chiede 110 anni di condanne

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Processo ultrà-’ndrangheta,
pm chiede 110 anni di condanne
Traffico di biglietti e appalti: per 15 tifosi l’accusa è associazione di stampo mafioso
Per il capo-curva del club bianconero dei Drughi chiesti otto anni di carcere
di Elisa Sola

Centododici anni di carcere. E’ quanto rischiano i quindici imputati del processo Alto Piemonte – tra cui alcuni ultrà della Juve – per i quali i pm Monica Abbatecola e Paolo Toso hanno chiesto condanne al gup Giacomo Marson, al termine della requisitoria. Il rito è abbreviato, quindi le pene sono scontate di un terzo. Il reato contestato a quasi tutti – quello che prevede le pene più severe – è quello di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo gli inquirenti non solo la rete delle ‘ndrine si accaparrava appalti e lavori del movimento terra in varie province del Piemonte – soprattutto Biella e Vercelli – ma faceva affari con il bagarinaggio gestendo uomini fidati che facevano parte della curva bianconera (la società non è coinvolta nell’indagine). Un meccanismo che sarebbe stato mantenuto da oltre quindici anni.
Traffico biglietti
Per Rocco Dominello, che aveva fondato un club dei Drughi a Montanaro, la «figura di mediazione» tra tifo e società che aveva incontrato Andrea Agnelli, i pm hanno chiesto otto anni di carcere per il reato di 416 bis. «Rocco vendeva biglietti e faceva la cresta e lo poteva fare perché protetto dalla ‘ndrangheta, e dal nome potente di suo padre», è la teoria dell’accusa, smentita dai legali dell’uomo, gli avvocati Domenico Putrino e Ivano Chiesa. Per il padre di Rocco, Saverio Dominello, l’imputato che aveva dichiarato in udienza di aver fatto parte dell’associazione fino al distacco nel 2012, e che si era poi pubblicamente dissociato in aula, sono stati chiesti 12 anni di carcere. Padre e figlio devono rispondere anche del tentato omicidio di Antonio Tedesco, un uomo trovato nel luglio del 2014 in un lago di sangue davanti al campo sportivo di Volpiano. Trafitto da coltellate, ai carabinieri non aveva mai confessato chi lo aggredì. Ma secondo i pm sarebbero stati Saverio e Rocco Dominello i mandanti. Saverio avrebbe deciso che Tedesco dovesse essere punito per aver cercato di impossessarsi di una somma di denaro, il guadagno della gestione di un night del Canavese. Padre e figlio si sarebbero avvicinati, il giorno dell’agguato, al campo sportivo, in auto. Poi avrebbero dato ordine a una spedizione punitiva di accoltellare Tedesco. Nessuno sa da chi era formata. Ma gli inquirenti non escludono che potessero essere degli ultrà gli aggressori, mandati dalle cosche. I pm non credono alla confessione con cui Saverio Dominello, in aula, disse: «Sono stato io a ferire Tedesco, gli ho dato due coltellate e mi dispiace». Sarebbe una manovra per escludere il figlio dall’addebito di un’eventuale responsabilità. «Sono tutte bugie queste, non c’entrano nulla con il tentato omicidio loro», ha esclamato in aula Michele Dominello, fratello di Rocco, per cui sono stati chiesti tre anni di pena per due estorsioni.
Vicini a boss
Fabio Germani, tifoso della Juve vicino ad ambienti ultrà, rischia cinque anni per concorso esterno in associazione a delinquere di stampi mafioso. Germani, che frequentava giocatori ed ex allenatori bianconeri, secondo i pm sarebbe molto vicino a ‘boss calabresi. Durante la requisitoria è stata citata la testimonianza del pentito Christian Talluto, che è stato sentito in procura. L’uomo avrebbe detto che «già nel 2012 la ‘ndrangheta controlla il tifo nelle curve» e avrebbe fatto il nome di Germani. Ma il suo legale, Michele Galasso, sostiene – e lo dimostrerà durante la sua arringa difensiva – che invece Germani sarebbe estraneo alla ‘ndrangheta. La sentenza del processo è prevista per la fine di giugno.
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