volevo spiegarvi perchè ho inserito il logo dei Borboni....

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'o cavaliere

Re: volevo spiegarvi perchè ho inserito il logo dei Borboni

Messaggio da 'o cavaliere »

IL CANADESE ha scritto:
'o cavaliere ha scritto:Nel giudizio della storia, piu' che in ogni altro dominio, tutte le interpretazioni personali, qualunque esse siano pro o contro, sembrano giuste per gli uni ed errate per altri anche perche' i protagonisti, purtroppo, non sono piu' presenti.Gli stessi scritti, tramandati ai posteri, rispecchiano le interpretazioni personali di chi li ha immortalati e quindi ancora non veritieri al 100%.

SCUSAMI MA IN QUESTO LCASO L'UNICA INTERPRETAZIONE PERSONALE E' SOLO LA TUA VISTO CHE GIUDICHI DEGLI SCRITTI E DELLE TESTIMONIANZE CHE A QUANTO CAPISCO NON HAI MAI NEANCHE LETTO. IO TI STO PARLANDO DI ARTICOLI DI GIORNALI DELL'EPOCA, DI RAPPORTI DI MILITARI PIEMONTESI (QUINDI DELL'ALTRA PARTE), DI DATI STATISTICI, DI INTERROGAZIONI PARLAMENTARI DEL PARLAMENTO DEL REGNO. SU QUESTI C'E POCO DA FARE INTERPRETAZIONE. SONO FATTI. VANNO LETTI SE CI SI VUOL FARE UN'IDEA PRECISA DI COSE ACCADUTE E MAI RESE SUFFICIENEMTNE CONOSCIUTE.
COME PRETENDI CHE LA STORIA, COME AFFERMI, CI LASCI DEGLI INSEGNAMENTI SE POI TRASCURIAMO MOLTI DEI FATTI CHE CI DANNO UN'IDEA REALE DELL'ACCADUTO ?
E' vero ho solo cominciato a leggere la tua prima risposta e mi sono fermato al terzo punto.

Non me ne volere a male, non volevo assolutamente offendere le tue opinioni.

Sono solo andato direttamente alla mia risposta perche' volevo sottolineare che nel mio post ho detto qualcosa cosa che ribadisco e cioe":

Per dovere di cronaca e giustizia di storia.

Cio' non e' inteso che e' la sola verita'. Assolutamente no. Volevo intendere che prima di dare un nostro giudizio e' bene valutare a fondo, come diciamo a Napoli, le due campane.

Se noti, infatti, io mi sono limitato a dare delle notizie tramandate senza dare alcun giudizio ne' positivo ne' negativo alle mie stesse parole.

Laddove entra il mio personale pensiero, e' la mia riflessione che tu ripeti:

Nel giudizio della storia, piu' che in ogni altro dominio, tutte le interpretazioni personali, qualunque esse siano pro o contro, sembrano giuste per gli uni ed errate per altri anche perche' i protagonisti, purtroppo, non sono piu' presenti.Gli stessi scritti, tramandati ai posteri, rispecchiano le interpretazioni personali di chi li ha immortalati e quindi ancora non veritieri al 100%.

E credo che sia abbastanza accettabile. Ti faccio un esempio, il nostro presidente onortario Kimon, mi ha detto amichevolmente qualcosa sul suo cane Kimon. Io ne ho fatto due post. Ridicoli, belli, comici, tristi, non interessa. Quello che interessa e' che io ho dato una mia personale interpretazione alle parole del presidente onorario.

Bada bene, ho detto personale interpretazione spontanea e naturale, non fatta a proposito; quindi io ho cambiato la realta'.

Cosi' chi tramanda la storia. Cio' e' normale e deve essere accettato poiche' ognuno di noi non puo' che esprimersi secondo la propria cultura, i propri sentimenti, i propri giudizi su ogni cosa, sia essa che sia la storia di un cane o un evento storico che coinvolge il destino degli uomini.

Per terminare, non era mia intenzione imporre una mia interpretazione personale, che daltrode mai ho dato.

Ribadisco ho enunciato solo una riflessione personale che ho lasciato al giudizio piu' completo di ognuno che la legge.
No problem . era una discussione pacata, quindi nessuna possibilità di fraintendimento. Io intendevo solo precisare che si tratta di fatti, di cronaca storiografica che quindi non si prestano a differenti letture. E sono d'accordo con te sul fatto che si debbano sentire entrambe le campane. Una l'abbiamo sentita a scuola, l'altra abbiamo il dovere verso il ns stesso passato di approfondirla ora.
ti saluto con cordialità
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mixazzurro
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dal libro di Giuseppe Ressa, "il Sud e l'Unità d'Italia

Messaggio da mixazzurro »

vi invio l'introduzione
del libro di Giuseppe Ressa

"il Sud e l'Unità d'Italia"

dalla lettura della parte iniziale del libro
vi renderete conto che il sud era molto sviluppato in tutti i campi.


L’opera dei sovrani della dinastia borbonica fu, per molti versi, meritoria, con loro il Sud non solo riaffermò la propria indipendenza ma ebbe un indiscutibile progresso nel campo economico, culturale, istituzionale; grazie a ciò, all’epoca dell’ultimo re, Francesco II, l’emigrazione era sconosciuta, le tasse molto basse come pure il costo della vita, il tesoro era floridissimo per non parlare poi dello sviluppo culturale che fece contendere a Napoli la supremazia culturale europea di Parigi; al momento dell’unità la percentuale dei poveri nel Sud era pari al 1.34% (come si ricava dal censimento ufficiale del 1861) in linea con quella degli altri stati preunitari.
“La rappresentazione del Mezzogiorno come un blocco unitario di arretratezza economica e sociale non trova fondamento sul piano storico ma ha genesi e natura ideologiche. I primi a diffondere giudizi falsi sugli inferiori coefficienti di civiltà su quell’area sono gli esuli napoletani che, nel decennio 1850-1860, con la loro propaganda antiborbonica non solo contribuiscono a demolire il prestigio e l’onore della Dinastia, ma determinano anche una trasformazione decisiva nell’immagine del Sud” .
“La storiografia ufficiale continua ancora oggi a sostenere che, al momento dell’unificazione della penisola, fosse profondo il divario tra il Mezzogiorno d’Italia e il resto dell’Italia: Sud agricolo ed arretrato, Nord industriale ed avanzato. Questa tesi è insostenibile a fronte di documenti inoppugnabili che dimostrano il contrario ma gli studi in proposito, già pubblicati all’inizio del 1900 e poi proseguiti fino ai giorni nostri, sono considerati, dai difensori della storiografia ufficiale: faziosi, filoborbonici, antiliberali e quindi non attendibili “ .
Dopo la caduta del regno del Sud al coro di lagnanze degli esuli rientrati in Patria si aggiunsero anche gli uomini che avevano servito i Borbone e, come faceva rilevare Francesco Saverio Nitti ai primi del 1900: “Una delle letture più interessanti è quella dell’Almanacco Reale dei Borboni e degli organici delle grandi amministrazioni borboniche. Figurano quasi tutti i nomi di coloro che ora esaltano più le istituzioni nostre [del regno d’Italia] o figurano, tra i beneficiati, i loro padri , i loro figli, i loro fratelli, le loro famiglie“ .
“La memoria dei vinti è stata sottoposta ad un’incredibile umiliazione … più grave è stato il taglio del filo genetico per cui c’è un pezzo d’Italia che ha dovuto vergognarsi del proprio passato, e poi ci si lamenta che manca la dignità, ma la dignità proviene dal riconoscimento della propria ascendenza … bisogna prima di tutto ridare al Mezzogiorno il senso della sua precedente grandiosità, riscattare questa presunta inferiorità etnica del Sud da operazioni di tentata cancellazione della sua memoria. Ricordo che Rosario Romeo scrisse nella sua storia su Cavour un elogio a Ferdinando II, confrontandolo con il vincitore Vittorio Emanuele II, con grande scandalo dei risorgimentalisti che consideravano ciò intollerabile”
In realtà la “Questione meridionale”, tutt’oggi irrisolta, nacque dopo e non prima dell’unità; persino un ufficiale piemontese, il conte Alessandro Bianco di Saint-Joroz, capitano nel Corpo di Stato Maggiore Generale, scrisse nel 1864 che “Il 1860 trovò questo popolo del 1859, vestito, calzato, industre, con riserve economiche. Il contadino possedeva una moneta e vendeva animali; corrispondeva esattamente gli affitti; con poco alimentava la famiglia, tutti, in propria condizione, vivevano contenti del proprio stato materiale. Adesso è l’opposto. La pubblica istruzione era sino al 1859 gratuita; cattedre letterarie e scientifiche in tutte le città principali di ogni provincia. Adesso veruna cattedra scientifica……Nobili e plebei, ricchi e poveri, qui tutti aspirano, meno qualche onorevole eccezione, ad una prossima restaurazione borbonica” .
La popolazione dai tempi del primo re della dinastia borbonica Carlo III (1734) a quelli di Ferdinando II (1859) si era triplicata ad indicare l'aumentato benessere (è chiaro che si parla di livelli di vita relativi a quei tempi quando il reddito pro capite in Italia era meno di un quarantesimo di quello di oggi e molte delle comodità attuali erano inesistenti), la parte attiva era poco meno del 48%.
La politica economica borbonica e la critica liberista
La politica economica dei sovrani meridionali fu improntata a migliorare l’agricoltura che rappresentava l’attività prevalente nel Sud, come nel resto d’Italia e di gran parte d’Europa, favorendo, nel contempo, lo sviluppo dell’artigianato, del commercio e della prima industrializzazione degli stati preunitari italiani.
All’inizio, fu necessario, per permettere alle giovani fabbriche nazionali di raggiungere un livello competitivo, un sistema di protezioni doganali, analogo a quello esistente in altri Stati ; il “protezionismo” fu poi gradualmente mitigato dal 1846, l’obiettivo, in quel momento, era di inserire l’industria, ormai matura, nel meccanismo del commercio europeo: si abbassarono i dazi d’importazione, che potevano arrivare anche al 20% e si strinsero numerosi trattati commerciali compresa l’India dove, dal 1852, era attivo un console delle Due Sicilie e dove arrivò, primo tra gli italiani, un bastimento meridionale.
La critica liberista ha bollato la politica economica dei sovrani meridionali, definendola un “fallimento autarchico”, figlia del loro “paternalismo” e del “protezionismo” (le industrie meridionali, ad esempio, sono state chiamate “baracconi di regime”); in questo modo, però, si dimentica che il principio su cui era basata l’economia borbonica era proprio quello di uno sviluppo guidato e sostenuto dallo Stato che aveva due primari obiettivi: salvaguardare gli interessi dei ceti popolari e l’autosufficienza del Mezzogiorno in tutti i settori, affinché non dipendesse dalle produzioni degli altri paesi (economia autarchica).
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IL TRIO DELLE MERAVIGLIE.....CI PORTERA' IN SERIE A
DE ZERBI.... piede di fata
BUCCHI.... lo scassinatore d'area
CALAIO'.... robin hood con le sue frecce a segno


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'o cavaliere

Re: dal libro di Giuseppe Ressa, "il Sud e l'Unità d'It

Messaggio da 'o cavaliere »

mixazzurro ha scritto:vi invio l'introduzione
del libro di Giuseppe Ressa

"il Sud e l'Unità d'Italia"

dalla lettura della parte iniziale del libro
vi renderete conto che il sud era molto sviluppato in tutti i campi.


L’opera dei sovrani della dinastia borbonica fu, per molti versi, meritoria, con loro il Sud non solo riaffermò la propria indipendenza ma ebbe un indiscutibile progresso nel campo economico, culturale, istituzionale; grazie a ciò, all’epoca dell’ultimo re, Francesco II, l’emigrazione era sconosciuta, le tasse molto basse come pure il costo della vita, il tesoro era floridissimo per non parlare poi dello sviluppo culturale che fece contendere a Napoli la supremazia culturale europea di Parigi; al momento dell’unità la percentuale dei poveri nel Sud era pari al 1.34% (come si ricava dal censimento ufficiale del 1861) in linea con quella degli altri stati preunitari.
“La rappresentazione del Mezzogiorno come un blocco unitario di arretratezza economica e sociale non trova fondamento sul piano storico ma ha genesi e natura ideologiche. I primi a diffondere giudizi falsi sugli inferiori coefficienti di civiltà su quell’area sono gli esuli napoletani che, nel decennio 1850-1860, con la loro propaganda antiborbonica non solo contribuiscono a demolire il prestigio e l’onore della Dinastia, ma determinano anche una trasformazione decisiva nell’immagine del Sud” .
“La storiografia ufficiale continua ancora oggi a sostenere che, al momento dell’unificazione della penisola, fosse profondo il divario tra il Mezzogiorno d’Italia e il resto dell’Italia: Sud agricolo ed arretrato, Nord industriale ed avanzato. Questa tesi è insostenibile a fronte di documenti inoppugnabili che dimostrano il contrario ma gli studi in proposito, già pubblicati all’inizio del 1900 e poi proseguiti fino ai giorni nostri, sono considerati, dai difensori della storiografia ufficiale: faziosi, filoborbonici, antiliberali e quindi non attendibili “ .
Dopo la caduta del regno del Sud al coro di lagnanze degli esuli rientrati in Patria si aggiunsero anche gli uomini che avevano servito i Borbone e, come faceva rilevare Francesco Saverio Nitti ai primi del 1900: “Una delle letture più interessanti è quella dell’Almanacco Reale dei Borboni e degli organici delle grandi amministrazioni borboniche. Figurano quasi tutti i nomi di coloro che ora esaltano più le istituzioni nostre [del regno d’Italia] o figurano, tra i beneficiati, i loro padri , i loro figli, i loro fratelli, le loro famiglie“ .
“La memoria dei vinti è stata sottoposta ad un’incredibile umiliazione … più grave è stato il taglio del filo genetico per cui c’è un pezzo d’Italia che ha dovuto vergognarsi del proprio passato, e poi ci si lamenta che manca la dignità, ma la dignità proviene dal riconoscimento della propria ascendenza … bisogna prima di tutto ridare al Mezzogiorno il senso della sua precedente grandiosità, riscattare questa presunta inferiorità etnica del Sud da operazioni di tentata cancellazione della sua memoria. Ricordo che Rosario Romeo scrisse nella sua storia su Cavour un elogio a Ferdinando II, confrontandolo con il vincitore Vittorio Emanuele II, con grande scandalo dei risorgimentalisti che consideravano ciò intollerabile”
In realtà la “Questione meridionale”, tutt’oggi irrisolta, nacque dopo e non prima dell’unità; persino un ufficiale piemontese, il conte Alessandro Bianco di Saint-Joroz, capitano nel Corpo di Stato Maggiore Generale, scrisse nel 1864 che “Il 1860 trovò questo popolo del 1859, vestito, calzato, industre, con riserve economiche. Il contadino possedeva una moneta e vendeva animali; corrispondeva esattamente gli affitti; con poco alimentava la famiglia, tutti, in propria condizione, vivevano contenti del proprio stato materiale. Adesso è l’opposto. La pubblica istruzione era sino al 1859 gratuita; cattedre letterarie e scientifiche in tutte le città principali di ogni provincia. Adesso veruna cattedra scientifica……Nobili e plebei, ricchi e poveri, qui tutti aspirano, meno qualche onorevole eccezione, ad una prossima restaurazione borbonica” .
La popolazione dai tempi del primo re della dinastia borbonica Carlo III (1734) a quelli di Ferdinando II (1859) si era triplicata ad indicare l'aumentato benessere (è chiaro che si parla di livelli di vita relativi a quei tempi quando il reddito pro capite in Italia era meno di un quarantesimo di quello di oggi e molte delle comodità attuali erano inesistenti), la parte attiva era poco meno del 48%.
La politica economica borbonica e la critica liberista
La politica economica dei sovrani meridionali fu improntata a migliorare l’agricoltura che rappresentava l’attività prevalente nel Sud, come nel resto d’Italia e di gran parte d’Europa, favorendo, nel contempo, lo sviluppo dell’artigianato, del commercio e della prima industrializzazione degli stati preunitari italiani.
All’inizio, fu necessario, per permettere alle giovani fabbriche nazionali di raggiungere un livello competitivo, un sistema di protezioni doganali, analogo a quello esistente in altri Stati ; il “protezionismo” fu poi gradualmente mitigato dal 1846, l’obiettivo, in quel momento, era di inserire l’industria, ormai matura, nel meccanismo del commercio europeo: si abbassarono i dazi d’importazione, che potevano arrivare anche al 20% e si strinsero numerosi trattati commerciali compresa l’India dove, dal 1852, era attivo un console delle Due Sicilie e dove arrivò, primo tra gli italiani, un bastimento meridionale.
La critica liberista ha bollato la politica economica dei sovrani meridionali, definendola un “fallimento autarchico”, figlia del loro “paternalismo” e del “protezionismo” (le industrie meridionali, ad esempio, sono state chiamate “baracconi di regime”); in questo modo, però, si dimentica che il principio su cui era basata l’economia borbonica era proprio quello di uno sviluppo guidato e sostenuto dallo Stato che aveva due primari obiettivi: salvaguardare gli interessi dei ceti popolari e l’autosufficienza del Mezzogiorno in tutti i settori, affinché non dipendesse dalle produzioni degli altri paesi (economia autarchica).
grazie Mix . Questi sono alcuni dei fatti e delle cifre di cui parlavo.
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VI INVIO IL LIBRO IN ALLEGATO IN POSTA ELETTRONICA

Messaggio da mixazzurro »

SCRIVETEMI IN PRIVATO

INVIATEMI VS. EMAIL DI POSTA ELETTRONICA

VI INVIERO' IL LIBRO DI GIUSEPPE RESSA

"IL SUD E L'UNITA' D'ITALIA"

FINALMENTE LEGGERETE LA VERITA' SU QUEGLI ANNI BUI

DOPO CHE LO AVETE LETTO

VORREI CONOSCERE LA VOSTRA OPINIONE

IN ALLEGATO,


FORZA NAPOLI...
FORZA SUD......
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IL CANADESE
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Re: VI INVIO IL LIBRO IN ALLEGATO IN POSTA ELETTRONICA

Messaggio da IL CANADESE »

mixazzurro ha scritto:SCRIVETEMI IN PRIVATO

INVIATEMI VS. EMAIL DI POSTA ELETTRONICA

VI INVIERO' IL LIBRO DI GIUSEPPE RESSA

"IL SUD E L'UNITA' D'ITALIA"

FINALMENTE LEGGERETE LA VERITA' SU QUEGLI ANNI BUI

DOPO CHE LO AVETE LETTO

VORREI CONOSCERE LA VOSTRA OPINIONE

IN ALLEGATO,


FORZA NAPOLI...
FORZA SUD......
Quoto in pieno mixazzurro.
Se vogliamo continuare questa interessante discussione, facciamolo via e-mail altrimenti corriamo il rischio che carlos.roberto non chiamera' piu' la redazione ma ci denuncera' al tribunale criminale per appropriazione indebita.
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mixazzurro
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grande successo di inviare il libro sul SUD E L'UNITA' D'IT

Messaggio da mixazzurro »

VI RINGRAZIO TUTTI

HA AVUTO UN GRANDE SUCCESSO

L'INIZIATIVA DI INVIARMI L'EMAIL

PER RICEVERE IN ALLEGATO IL LIBRO DI GIUSEPPE RESSA

"SUD E L'UNITA' D'ITALIA"

MA ADESSO DITEMI CHE NE PENSATE

CHI LO VUOLE,RICEVERE MI INVII LA SUA EMAIL

IN MESSAGGIO PRIVATO E' LO RICEVERA' IN ALLEGATO



W IL SUD.....
W NAPOLI
FORZA SUD
FORZA NAPOLI

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Vecchiocuoreazzurro
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E' meglio non dimenticare le proprie origini

Messaggio da Vecchiocuoreazzurro »

E' meglio conoscere bene la propria storia per chi c'è l'ha e non se ne deve vergognare.
La mia speranza!!!

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appreezzate il periodo dei borboni..Napoli capitale europea

Messaggio da mixazzurro »

pensate a Napoli capitale europea
ai giorni d'oggi penso ad una metropoli come Londra, Parigio, Berlino
come sarebbe bello vivere in una città così ed invece
garibaldi se si faceva un po' i cazzi suoi adesso

Napoli era tutta nata cosa
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